LA POVERTA’ IN ITALIA

...LA POVERTA’ IN ITALIA

L’Italia, come la conosciamo noi oggi, unita dopo la divisione di tanti piccoli Stati e Regni sotto l’influenze di altrettanto potenze straniere, l’Italia del Regno Savoiardo e l’Italia della Repubblica Democratica, ha sempre dovuto fare i conti con la povertà pro capite del suo popolo. La penisola del Mediterraneo, baciata dal Sol Invictus dall’Inverno all’Estate, culla della civiltà occidentale, terra di poeti, santi, eroi, artisti, ma anche di piccoli artigiani che si sono sempre rimboccate le maniche per riuscire a mettere a tavola il piatto di pasta, ha dovuto combattere la fame per secoli e secoli. Il Bel Paese, per molti stranieri meta turistica in cui trascorrere spensieratamente felici vacanze nel romanticismo dei paesaggi e nel bel mangiare, ha avuto un enorme e ha ancora oggi un gran numero di cittadini che versano nella miseria. Poveri sono anche quelli che hanno un impiego, un lavoro, sia come dipendenti che titolari, che sono strozzati quotidianamente da tasse e sanzioni che a volte superano l’usura dei malviventi. Molti esercenti, sia commerciali che industriali, hanno dovuto chiudere i battenti della bottega, hanno dovuto appendere le scarpe al chiodo usando un eufemismo calcistico, perché perseguitati da un Fisco prepotente che esige l’incasso delle somme superiore a quello realmente dovuto. Molti non ce l’hanno fatta più e hanno scelto di suicidarsi, molti coi loro giovani figli hanno deciso di emigrare verso lidi più felici. Molti hanno scelto la strada della delinquenza, della malavita, considerata una struttura sociale più potente dello stesso Stato.
Noi italiani siamo stati sempre emigranti, lo fummo dopo l’Unità d’Italia del 1861, nel Meridione, ma a anche nel Nord, verso il Nord e Sud delle Americhe. Lo siamo ancora, perché seppur ridotti alla miseria, con le pezze al culo e con la valigia di cartone, ci sono rimasti ancora l’orgoglio e la dignità di saper fare qualcosa di utile, qualcosa che venga rispettata all’estero. Se la politica odierna non ci aiuta ad emergere, perché chiusa ed arroccata nell’ipocrisia strafottente dei palazzi di potere, che fa l’occhiolino alle mafie, ci aiutiamo da soli fuggendo dalle nostre terre e portando altrove le nostre capacità e il Know-How. Lo fecero i coloni delle masserie dei piccoli villaggi nell’epoca borbonica col motto “o briganti, o emigranti”!, lo fecero i sudditi dei Savoia nel ventennio Fascista col motto “Fascista, Fascista dalla fame perdi la vista!”, lo fecero i nuovi cittadini della Repubblica Italiana nel secondo dopoguerra, lo fanno ancora i giovani che sperano in un futuro migliore, lontano dalle mafie, dagli intrighi di potere, da chi premia i raccomandati contro i meritevoli.
Si è poveri sempre perché lo Stato Sociale degli eletti della malavita aiuta i familiari, gli amici degli amici dei su citati, anche quando non ce ne è bisogno. Non c’è controllo da parte delle polizie su chi ha veramente diritto ai sussidi, alle pensioni anche di invalidità, e un riferimento lo faccio al nuovo reddito di cittadinanza, che, come si evince dalle cronache di oggi, lascia davvero molto perplessi. La criminalità non è mai stata d’aiuto a chi si prefigge di perseguire il bene comune, la criminalità ha ampi spazi nelle Istituzioni democratiche, ha il controllo totale anche sull’ultimo fenomeno epocale quale l’immigrazione selvaggia dalle Afriche di individui di cui non si conosce proprio nulla. La malavita ha sempre ammazzato chi si mette contro i suoi piani, chi mette il bastone tra le ruote a programmi affamatori di popoli.
Gli intelligenti, quelli che hanno ottenuto titoli e riconoscimenti senza segni di riconoscimento (raccomandazione) in esami e concorsi pubblici, quelli che sanno far qualcosa di utile per la collettività, non hanno mai ricavato il becco di un centesimo dallo Stato nello Stato, che contrabbanda fumo negli occhi e spreme con intimidazioni chi lavora tutto il giorno per mettersi qualche soldo da parte. Gli immigrati africani sono diventati la manovalanza del crimine organizzato, che, essendo fuori dello Stato fiscale, macina denaro, ricicla risorse e mette in crisi chi percepisce legalmente uno stipendio da fame. Troppi sono quelli che si arricchiscono alle spalle dei poveri, troppi sono i “Lei non sa chi sono io!” che entrano ed escono dalle stanze dei bottoni, che corrompono i giusti, seppur sempre rimasti in pochi, che corrompono i capitani d’industria e che stravolgono i cardini del quieto vivere.
Nella Francia Presidenzialista sono due anni che i Gilets Jaunes stanno mettendo a ferro e a fuoco il loro Paese per aver più diritti, per avere una pensione dignitosa dopo aver lavorato. In Italia per molto poco si decide di farla finita, si perde la ragione e si fa male a sé stessi e alla famiglia.
La ruota che ha girato e gira ancora deve invertire il suo senso e l’italiano medio deve prendere coscienza dei propri mezzi, delle proprie capacità, della propria onorabilità per superare la povertà. A Roma non devono più continuamente calpestare la nostra dignità.

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

Autografo
LA POVERTA' IN ITALIA

 

 

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