Il punto sulla situazione

...Il punto sulla situazione

Gli eventi e i momenti, anche nella geopolitica internazionale, ci fanno vedere che le cose non sono affatto cambiate negli ultimi dieci anni. Dal 2007-2008 gli avvenimenti hanno aumentato i livelli di crisi sia sociale che finanziaria. Gli Stati più deboli della Comunità Europea, come la Grecia, l’Italia, la Spagna, ne hanno fatto le spese nei confronti degli Stati locomotiva come l’Inghilterra e la Germania. Ma dobbiamo ricordare che ci sono Stati, che non fanno parte dell’Europa unita, che gravano in condizioni ancor peggiori.
La globalizzazione voluta dalle superpotenze occidentali non ha fatto altro che aumentare il divario tra i poveri e i ricchi. Proprio queste potenze, appurando gli errori passati, stanno cercando ora di porre rimedio, sia cambiando i loro governi, sia rivalutando le regole del libero mercato (vedi Brexit e la politica protezionistica di Trump). Attualmente l’Unione Europea è attraversata da sentimenti critici, sia all’interno degli Stati membri, che quelli che hanno pure degli scambi commerciali con essa. Lo stesso Trump, nuovo Presidente degli Stati Uniti d’America, mette in dubbio l’Europa così come la vediamo oggi. Le Pen in Francia, la May in Inghilterra, il Salvini in Italia, la destra austriaca, tedesca, olandese, persino svedese, sono tutti d’accordo che la Comunità Europea è un’accozzaglia di bandiere e monete che non hanno una visione politica comune. La fragilità dell’Unione è balzata agli occhi di tutti, prima con lo scandalo dei prodotti finanziari spazzatura delle banche, poi con il colossale esodo delle popolazioni delle aree dell’Africa e medio oriente interessate da guerre e povertà. Problematiche che hanno messo gli Stati membri dell’Unione gli uni contro gli altri e reso visibile l’incapacità da parte del Governo centrale di Bruxelles di seguire una soluzione uguale e comune per tutti i membri. La crisi economica internazionale ha alzato la soglia di povertà dei nuclei familiari, i cui componenti hanno sì perso il lavoro e non riescono più a trovarlo. Sono troppe le aziende e le imprese che hanno chiuso i battenti, e gli Stati, come quello italiano, stentano ad applicare il Welfare, come per esempio pagare le stesse pensioni. Dall’altro lato gli immigranti premono sulle frontiere, e Stati come l’Italia e la Grecia, i più poveri insomma, sono costretti ad accoglierli a loro spese senza che Bruxelles si adoperi per ridistribuirli tra tutti gli Stati membri dell’Unione: nessuno vuole richiedenti asilo che potrebbero essere dei potenziali terroristi.
L’Europa è nata per abbattere i muri, ma la congiuntura odierna spinge a erigere muri ancor più insormontabili. Un’Europa di burocrati, di belle facce, di raccomandati che maneggiano carte e valori bollati non serve, come non serve un’Italia oligarchica che, per mantenere tutto il carrozzone di enti ridondanti e strutture istituzionali, tassa alla cieca i poveri lavoratori e i piccoli risparmiatori.
Serve, invece, una politica lungimirante che adotti soluzioni comuni per ovviare alle problematiche del mondo d’oggi, le quali piano piano ci stanno portando a secoli e secoli di storia indietro.

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

Autografo
CRISI

 

 

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