MINISTERO LAVORO E IMMIGRAZIONE

...MINISTERO LAVORO E IMMIGRAZIONE

Tratto dal CAPITOLO XIV MINISTERO LAVORO E IMMIGRAZIONE della sintesi della SBG di Vincenzo Benincasa

Il Ministero del Lavoro deve regolare il mercato del lavoro, elaborare le politiche dell’occupazione, promuovere la formazione professionale, tutelare la sicurezza sul lavoro, conciliare le controversie di lavoro, coordinare l’ingresso e l’uscita dei lavoratori dal proprio Paese. Le sue tematiche possono essere così raggruppate: avviamento al lavoro, tutela dei lavoratori, tutela degli imprenditori, regolamentazione del diritto di sciopero, regolazione dei flussi immigratori.
Un cittadino che ha bisogno di un lavoro, come pure un imprenditore che ne offre, devono contattare gli uffici di collocamento, che possono essere gestite da agenzie pubbliche e private (a volte, quelle private sono più inclini a svolgere in modo trasparente l’intermediazione tra l’offerta e la domanda del lavoro, evitando i consueti giochi clientelari e corruttivi).
In Italia i lavoratori sono tutelati dalla Statuto dei Lavoratori del 1970, emanato dopo anni di dura lotta: i lavoratori hanno libertà di esprimere le proprie opinioni, di manifestare (tramite sindacati) senza essere licenziati, di lavorare in ambienti idonei che non nocciano alla salute, hanno diritto ad essere ricompensati in base alle loro mansioni.
Al momento dell’assunzione deve essere sottoscritto un contratto di lavoro, in cui deve essere specificata la retribuzione mensile e i contributi sociali, come l’assicurazione sanitaria e infortuni e la pensione per la vecchiaia. Devono essere stabiliti l’orario del lavoro, le ferie, le assenze per malattie, le tutele per la salute, la sicurezza, le condizioni ambientali. Spesso le norme di sicurezza non vengono rispettate, anche a causa di enormi costi di gestione delle imprese che economizzano, e si verificano le cosiddette “morti bianche”, lavoratori pagati a nero che perdono la vita in fabbriche e in condizioni di lavoro estreme. Gli imprenditori che non rispettano le norme assumono in nero soprattutto tra gli immigrati; spesso sono più orientati verso contratti a tempo determinato (lavoro precario) per pagare meno tasse e abbassare i costi. La SBG propone la sottoscrizione di un contratto di lavoro a tempo indeterminato dopo un anno di prova; per poter far questo il Ministero del Lavoro deve garantire un numero basso di contributi, quelli necessari, sulla busta paga, e consentire ai datori di lavoro di mettere in regola i lavoratori sia indigeni che immigrati. Ovvio, che il Ministero debba tutelare anche gli imprenditori, che devono avere libertà di assumere e licenziare, di scegliersi quei lavoratori che sono produttivi e che non danneggino l’attività. In Italia, dal dopoguerra, si è passati da un estremo a un altro, e oggi molti datori di lavoro sostengono che è più facile divorziare da una moglie che licenziare un operaio. Con la legge del mercato internazionale in cui la competizione è alta, avere operai che non hanno voglia di lavorare e che usano gli scioperi sindacali come se stessero bevendo un bicchier d’acqua, la situazione non è più gestibile e molti imprenditori o assumono dipendenti immigrati a basso costo, o eludono le norme dello Statuto dei Lavoratori, trattenendosi il 30% della busta paga, oppure delocalizzano all’estero i loro impianti produttivi. Molti lavoratori, protetti da politici e da sindacati, creano più danni che benefici in quanto se ne fregano della produttività e reclamano solo diritti e aumenti dello stipendio (disaffezione al lavoro). Lo sciopero è giusto se viene indetto per sistemare condizioni di disagio per il lavoratore, non per creare, come avviene oggi in Italia, un disagio a tutto il sistema economico. I lavoratori che non hanno più interesse a lavorare nelle fabbriche, si trovino altri lavori consoni alle proprie personalità (giusto licenziamento). Come è lecito premiare quei lavoratori che si sono distinti per la loro operatività (premio di produzione). Gli scioperi, spesso, hanno connotazioni politiche e sono capaci di far cadere un Governo: i sindacati (associazioni di lavoratori che tutelano i diritti degli iscritti di fronte ai datori di lavoro) li indicono, a volte, per scopi puramente di potere o “di casta”, per far salire uno anziché un altro nella gestione della cosa pubblica. Attualmente i sindacati si dichiarano apolitici, come dovrebbe essere, ma sigle come la CISL, UIL, CGIL, erano fortemente politicizzate in logiche di partito (la prima con la DC, la seconda col PSI e PD, la terza col PCI) e si sono comportate come corporazioni creando classi sociali forti e classi deboli tra i lavoratori iscritti (diversità di salario).
Infine, l’immigrazione e l’emigrazione determinano sia benefici che danni ingenti al mercato del lavoro. A tutti noi balza agli occhi quello che sta succedendo nel Mondo, dove milioni di individui fuggono da guerre e povertà e premono alle frontiere di Stati che non sanno che fare, o bloccarli e respingerli, o aiutarli e accoglierli. Va da sé che nessuno Stato può risolvere questo esodo epocale, come lo si è fatto negli anni passati. Anche noi Italiani siamo stati emigranti, sia dal meridione verso il settentrione della penisola, sia verso gli Stati del Nord e Sud America: in questo caso l’emigrazione ha portato beneficio all’economia in quanto prima si è creato uno sbocco lavorativo e l’ampliamento di nuove industrie, poi si è abbassato il livello di disoccupazione nelle aree depresse e vi si è portata moneta (es. emigranti che lavorando hanno fatto costruire case per la villeggiatura nei loro paesi d‘origine). L’immigrazione di massa di oggi può portare benefici solo a quanti cerchino di assumere nelle proprie attività manovalanza a basso costo, per il resto è una piena sconfitta se gli “Stati” non convergono sulle politiche da adottare. Con i “barconi” non entrano solo i poverelli, gli sfruttati, i ricercanti asilo, ma anche criminali pure di un certo spessore, se non proprio terroristi, che evidentemente distruggeranno l‘economia dei Paesi in cui vengono accolti. Il Mediterraneo deve essere pattugliato e molti Stati dell’Africa Settentrionale aiutati affinché costruiscano dei campi profughi, in cui si possa determinare legalmente chi può veramente essere accolto in uno Stato più ricco per essere assunto come lavoratore, e chi essere rispedito nella sua terra d’origine: la diplomazia internazionale deve occuparsi, altresì, di porre fine alle guerre e consentire ai popoli di esprimersi nelle terre dove sono nati.

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Tratto dal CAPITOLO XIV MINISTERO LAVORO E IMMIGRAZIONE della sintesi della SBG di Vincenzo Benincasa

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