LA POLITICA IN PILLOLE PER DUMMIES

...LA POLITICA IN PILLOLE PER DUMMIES

Molto spesso quando si tratta di Politica in radio, Tv, giornali, riviste e anche su internet, lo si fa in modo oscuro, in un modo prolisso, in cui si parla, si parla e non si dice niente. Chi si occupa di Politica, parla il politichese, un linguaggio difficile, che non spiega affatto le cause-effetto delle cose e degli eventi, che lascia smarriti chi segue e ascolta. Molte volte gli stessi interlocutori dei salotti buoni della Politica non conoscono essi stessi l’argomento di cui stanno discorrendo.
La Politica nacque semplice, nacque nobile nei cenacoli colti delle Polis (da cui deriva l’etimologia del termine), delle Città-Stato della Grecia Antica di mille anni e più Avanti Cristo. Autori, filosofi come Platone, Aristotele, ecc. delle varie scuole e atenei dell’Attica Antica e della Magna Grecia nel Sud Italia hanno parlato, hanno scritto le condotte da seguire, le regole, le leggi di un Buon Governo, del bene comune da perseguire affinché tutti i cittadini vivessero in pace e armonia fra loro.
E’ ovvio che nei cenacoli delle Polis non si dissertava solo di Politica, ma anche di Scienze, Geometria, Matematica, Arte e Architettura, ma la Politica era la regina di tutte le materie trattate, la Politica era considerata l’arte del saper parlare, dialogare, la base delle diplomazie, del trattare dopo le continue guerre ai confini delle Città-Stato. Ci si poneva il compito come filosofi di aprire un varco nella discordia dei popoli, di porre le basi di una civiltà, che sapesse tramandare ai posteri forme di Governo, istituzioni con leggi uguali per tutti, leggi da rispettare per il buon vivere. Ebbene, gli antichi greci sono stati seguiti, sono stati presi a modello da grandi e potenti civiltà come la Repubblica e l’Impero Romano, l’Antico Egitto, Imperi orientali, ecc.. Che l’istituzione da seguire fosse una Monarchia, un Impero, una Repubblica, una Democrazia (demos=popolo, governo del popolo), una Dittatura (oligarchica, in cui il potere restava nelle mani di una elite, oppure monocratica, in una sola persona), un Governo Presidenzialista o Parlamentare, i modelli da adottare erano sempre ed esclusivamente greci.
Anche la lingua greca ebbe un influsso importante sul resto delle lingue delle altre civiltà che si affacciavano sul Marem Nostrum, sul Mediterraneo. Poeti, come Omero (scrittore di Illiade ed Odissea, la storia di Ulisse, condottiero e peregrino greco, la storia del Mito, delle Divinità dell’Olimpo, di Ettore ed Achille, fondatori di Polis potenti come Sparta ed Atene…), furono ispiratori per i letterati latini come Virgilio (Eneide nel periodo dell’Imperatore Ottaviano Augusto) che cantarono le gesta dei mitici ed eroici fondatori di Roma.
E Roma, seguendo tout court la civiltà greca, assunse a livelli altissimi e si impose come Caput Mundi, Capitale di tutto il Mondo allora conosciuto dall’uomo, dall’Inghilterra (Britannia) all’Estremo Oriente.
Nel Senato Romano sedevano negli scranni gli Optimates (i nobili, i patrizi, i “conservatori”), gli Equites (i cavalieri… la classe borghese), i Populares (i rappresentanti della Plebe, i “laburisti”…), che rappresentavano e facevano rispettare i diritti dei gruppi del Popolo Romano al quale appartenevano. E spesso dalla dialettica, dall’oratoria, arte propria degli avvocati, si passava all’azione, all’arte propria dei soldati e dei criminali (accoltellamenti di uomini politici – le Idi di Marzo di Giulio Cesare, accoltellato da Bruto e Cassio nel 44. a.C. nel Senato – di scrittori – Cicerone accoltellato da un soldato nella sua villa – di filosofi, di avvocati, di Principi, Re e Imperatori…) con sconvolgimenti istituzionali e crisi economiche più o meno vaste. E’ vero che l’Impero Romano è stato funestato da rivolte e continue guerre per l’egemonia su colonie e Stati ai suoi confini, ma la dialettica politica romana era qualcosa di nobile, quasi sacra, che si perse subito dopo la Caduta dell’Impero Romano d’Occidente (V Sec. d.C.) per mano di orde barbariche, comandate da Principi e Re d’Oltralpe (Goti, Visigoti, Ostrogoti, Galli, Vandali, Unni, ecc.) del tutto ignoranti e violenti. La Politica non fu più tale per tutti i secoli che seguirono, che noi chiamiamo Medioevo, con esclusione solo del XIII Sec. con il Re e Imperatore Federico II di Svevia degli Hohenstaufen, conosciuto tra gli storici come Stupor Mundi, che fece diventare il Regno di Sicilia e di Napoli con le Puglie una università a cielo aperto. Col Rinascimento del XV Sec., che riscoprì il culto dell’Arte, del Bello, e anche della Ragione, si affermarono città, oltre che Roma, sede del Papato, come Firenze, Siena, Milano, Napoli, Palermo. Si ebbe il Buon Governo del Comune di Siena, e Machiavelli teorizzò il suo motto “il fine giustifica i mezzi” nella sua opera politica Il Principe. Seguì poi la storia controversa di tanti poveri “staterelli” italiani con Imperi d’Europa agguerriti e pieni di possibilità, di risorse e mezzi. Furono anni di battaglie tra cavallerie, tra fanti, tra brigantini e galeoni alla conquista dei mari e degli oceani. Giungemmo al Risorgimento e all’Unità d’Italia (1861) tra una Politica corrotta, blasfema direi io, contro il Meridione e lo Stato della Chiesa, difesa solo da umili patrioti senza pretese, bollati dalla cronaca dell’epoca col termine di “Briganti”, e una Politica Imperialistica, Schiavistica, Capitalistica e Colonialistica che condusse nel XX Sec. a due conflitti mondiali (1914-18 col Socialismo e Comunismo e 1939-45 col Fascismo e Nazionalsocialismo), fratricidi, esempi di macelleria sociale d’Europa e del resto del Mondo per cielo, per mare e per terra. La Politica ha fallito nel XX Sec., ha perso tutto quello di nobile che aveva un tempo, e se nacque nei cenacoli colti delle Polis dell’Attica Antica, oggi, possiamo dire che è nata nei sobborghi malfamati delle città metropolitane. I politici e i politicanti odierni che parlano il politichese, che non si fanno capire, che non sanno manco loro di cosa stanno parlando, vengono colti ogni giorno con le mani nel sacco alla stregua di comuni ladri di galline.

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

Autografo
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