Tre sono le cose che piacciono a loro…

GiocoTre sono le cose che piacciono a loro…

Molti lustri fa, negli anni precedenti al saccheggio di Garibaldi, proprio nel nostro sud, i coloni delle masserie e quanti lavoravano nei campi solevano ritrovarsi nei circoletti dei loro paesi al calar della sera. Sedevano ai tavoli, si accendevano i sigari che loro stessi producevano (in quel tempo era legale la coltivazione di tabacco) e, tra una boccata di fumo e l’altra, sorseggiavano insieme vino di cantina. Immancabilmente chiedevano al gestore del circolo il mazzo di carte napoletane: qualsiasi era il gioco che facevano, dallo scopone al tressette, per chiamarsi il tre di mano, rintonavano lestamente “Tre song e cose che piaceno a me!”. E dopo alcuni anni, quando divennero Briganti, capirono così che anche i seguaci del piemontese Cavour e chi comandava le truppe d’occupazione garibaldine amavano solo tre cose: l’instabilità, la corruzione e il clientelismo. Il Regno di Sardegna creò scompiglio nel Regno delle Due Sicilie, in cui i fedeli sudditi all’ultimo Re di Napoli furono corrotti e comprati col soldo della menzogna del primo ministro del costituito Regno d’Italia (Cavour). E oggi come allora tre sono le cose che piacciono ai discendenti (i nostri politici) del Cavour: l’instabilità, la corruzione e il clientelismo. Come ho detto in pubblico in un convegno politico, queste tre cose sono i tre mali che attanagliano l’Italia fin dal 1861, anno dell’Unità.
Noi del Movimento Presidenzialista intendiamo per instabilità quella condizione in cui il capo del Governo, ovvero il primo Ministro, non può portare a termine il progetto politico e le leggi, o le riforme, cha aveva dichiarato nella campagna elettorale. Non le porta a termine in quanto i suoi stessi deputati eletti passano all’opposizione, oppure si creano delle condizioni come scandali pubblici che obbligano alle nuove elezioni. Quando cade un governo, se ne deve fare un altro e tutto ciò porta a delle crisi economiche, difficili da risolvere in termini brevi. La corruzione nella cosa pubblica la fa da padrona in questo stato di cose in quanto chi si ritrova a coprire cariche elevate nella gestione della Repubblica cerca sempre di appropriarsi con tutti i modi maggior danaro possibile. E così l’appoggio popolare o il voto diventa clientelare, con il quale il politico di turno promette un lavoro al disoccupato che lo supporta e lo vota. Nel nostro Presidenzialismo, attraverso cui affermiamo che il capo del Governo debba essere eletto direttamente dal popolo in modo democratico, e non dalle segreterie di partiti o dai consigli di amministrazione di banche, cerchiamo di proporre delle direttive per ovviare a questi tre mali. E il Presidente della Repubblica, oltre a essere il capo delle Forze Armate e della Magistratura, deve vigilare sul Capo del Governo eletto e sui suoi deputati e senatori affinché non siano artefici di instabilità, non siano corrotti e non adottino politiche clientelari.
I coloni si riunivano per giocare a carte e scommettevano denaro, si divertivano nei circoli di paese; quando divennero Briganti perché le loro terre venivano occupate e le loro mogli venivano violentate, cominciarono a capire che quelle tre cose che piacciono a “loro” avrebbero portato fame e desolazione e l’unica via di salvezza era l’emigrazione. Oggi come allora è così; molti giovani fuggono dall’Italia per potersi creare una famiglia in paesi più floridi e, direi io, più civilizzati.
I coloni, sul tavolo di gioco, scommettevano denaro; i Briganti pure; i politici, invece, per 153 anni, dall’Unità, hanno sempre barato e derubato gli onesti e gli ingenui.
In quel tempo, nel tempo dei Briganti, chi si alzava dal tavolo di gioco, dopo aver barato, non faceva più ritorno a casa sua.

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

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