LE NOSTRE AFRICHE

...LE NOSTRE AFRICHE

Coincisamente voglio spiegare qui tutto l’inferno che gira sulle ex e ancora colonie africane (Colonialismo di un secolo e più). Il continente nero, l’Africa, così grande e disperso ha sempre fatto gola ai nuovi Stati imperialisti d’Europa di fine Ottocento. Lì i colonizzatori vi avrebbero trovato a buon mercato tutte le risorse prime necessarie allo sviluppo della nuova industrializzazione d’Occidente. Le miniere tra altipiani e deserti erano grondanti di ferro, di zinco, di piombo, di zolfo, di carbone, di oro, di argento, ma anche di gas e petrolio. Che, per l’appunto, ancora oggi sono le materie con le quali si costruiscono città, palazzi, ponti, ferrovie, treni, aerei, automezzi, navi, armamenti, ma anche beni di consumo e di uso quotidiano. Senza di esse le Nazioni evolute smetterebbero di essere tali. Ebbene, il Regno Unito, la Francia post imperiale, e lo stesso Regno d’Italia si buttarono a capo fitto con le loro truppe a occupare interi Stati Africani e a schiavizzare intere popolazioni dalla pelle nera. E chi si opponeva con seppur armi primitive (lance e scudi), veniva trucidato senza tante cerimonie. Tra il 1908 e il 1909 il Re Vittorio Emanuele III dei Savoia e il Primo Ministro italiano erano d’accordo sul fatto che il Regno d’Italia aveva ormai bisogno di colonie nelle quali esportare i propri emigranti, che dovevano così essere padroni e non servi di nessuno. Così, l’Esercito Regio con la Marina Militare prese di mira la Libia, allora sotto la reggenza del Sultano dell’Impero Ottomano. Gli arabi furono sbaragliati senza tanta indulgenza, anche se Costantinopoli voleva porre fine al conflitto in modo pacifico. I generali italiani furono spietati e le loro ambizioni portarono soldati e marinai a spingersi oltre le coste, nei territori interni e in altri Stati. Ufficialmente il 5 Ottobre 1911 ebbe inizio la sporca guerra in Libia degli italiani con vent’anni di ostilità e di tentativi di “pacificazione” condotti dall’esercito a colpi di bombe all’iprite, gas, massacri e deportazioni di popolazione civili. Una strategia della “terra bruciata” che trovò nei generali Badoglio e Graziani i suoi più zelanti esecutori. L’occupazione coloniale italiana in Libia, iniziò con lo sbarco delle truppe regie inviate dal governo Giolitti a Tripoli alcuni anni prima della data ufficiale data in pasto ai giornali come detto. Un’occupazione che sarebbe finita trentadue anni dopo, con la fuga delle truppe nazifasciste sotto la pressione dell’esercito inglese. La guerra italo-turca (nota in italiano anche come guerra di Libia) fu combattuta tra il Regno d’Italia e l’Impero Ottomano per il possesso delle regioni Nordafricane della Tripolitania e della Cirenaica, tra il 29 settembre 1911 e il 18 ottobre 1912 nelle date ufficiali. Si seguì, dunque, la linea imperialista degli inglesi, francesi, olandesi e portoghesi, che minava alle basi i possedimenti arabi dei Turchi. Ciò causò la ribellione degli Stati dei Balcani (anche con bramosie della nuova Russia) con la Grecia e lo stesso Impero Asburgico (che dopo divenne Austria, Germania, Ungheria e Jugoslavia) che volevano, dunque, togliersi dall’influenza becera dell’Impero Ottomano. E nel 1914 i tempi furono maturi per lo scoppio di una guerra mondiale. Bastò un pretesto, l’assassinio di un reale a Sarajevo che portò le potenze a un confronto fratricida, che nelle trincee del centro Europa causò la morte di milioni e milioni di esseri umani. Ma quella miccia non si spense subito, anzi alimentò i rancori e gli odi di popoli su altri popoli, esasperati dai governanti in nazionalismi estremi (vedi Fascismo e Nazionalsocialismo). A guerra finita, sul tavolo della pace, le potenze ritenutesi vincitrici hanno proceduto alla spartizione dei confini e all’addebito delle sanzioni ai vinti con l’ottica dei Banchieri, senza tener conto del sangue versato da interi popoli. Ciò causò movimenti popolari reazionari come il Nazionalsocialismo (Nazismo) di Adolf Hitler (caporale austriaco) in una Germania (ex Impero Austro Ungarico) martoriata e umiliata dal primo conflitto mondiale, ma pure nella stessa Italia, uscita pur vincitrice, ma a condizioni sottomesse, che vide dunque l’affermarsi dello squadrismo delle camice nere (Fascismo) di Benito Mussolini. Ben presto si ritornò alla coltivazione dei sogni di gloria nel costituirsi l’Impero nelle colonie africane (per noi ancora Libia, tentativo in Egitto contro gli inglesi, Etiopia, Eritrea e… la “bella abissinese”), guerreggiando con le altre potenze (Inghilterra, Francia, Stati Uniti d’America). Registro rimasto identico ancora oggi ad oltre settanta anni dalla fine della seconda guerra mondiale, con attori diversi e mezzi cambiati. In Libia ora chi comanda? Cosa non dobbiamo sapere dopo la morte del colonnello Gheddafi? Cosa rappresentava la Libia post bellica per noi italiani e per gli stessi francesi? Perché i nostri coloni furono messi negli anni ’70 in fretta e furia sui bastimenti da Tripoli e rispediti sulla penisola spogliati dei loro beni? Perché non mancava giorno che Gheddafi non recriminava in pubblico sui misfatti di Mussolini sui beduini dei suoi deserti? La Libia era veramente l’unico Stato capace di contenere l’esodo biblico degli africani e dei magrebini su per il Mediterraneo e verso l’Europa?

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

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