Il Presidenzialismo del ‘46

...Il Presidenzialismo del ‘46

Nell’Assemblea Costituente del ‘46 tutte le forze politiche antifasciste, PCI, DC, PSI, PRI, ecc., confluirono nell’intenzione di abolire la Monarchia, di seppellire per sempre il passato non solo fascista, ma precedente anche al primo conflitto mondiale. Tra questi partiti che sono stati molto attivi nel Comitato di Liberazione Nazionale (CNL), i cui seguaci hanno combattuto da Nord a Sud nelle fila delle formazioni partigiane contro il giogo nazi-fascista all’indomani dell’Armistizio di Badoglio (’43, anno dello scioglimento dell‘Esercito Regio), spicca il Partito d’Azione. Esso, formatosi già clandestinamente nel ’42, proponeva la nascita di una Repubblica, alla stregua dell’omonimo Partito fondato da Giuseppe Mazzini, che appoggiava le campagne militari di Garibaldi per l’Unità d’Italia. Ma nel ’46, volgendo anche i cuori verso gli inglesi e americani “liberatori“, che avevano riconosciuto il valore del Partito d’Azione nella Resistenza, Calamandrei e La Malfa, alcuni dirigenti del Partito, parlarono e scrissero della necessità di fondare una Repubblica Presidenziale e non Parlamentare, come quella americana: volevano così superare il Fascismo e il Parlamento pre-fascista, facendo confluire la figura del Presidente del Consiglio dei Ministri nel Presidente della Repubblica eletto democraticamente dal popolo. Nei loro documenti dell’Assemblea Costituente si nota l’avvicinamento ai Laburisti e al New Deal a stelle e strisce e una filosofia politica marcatamente socialista. Si propugnava il Regionalismo con il decentramento politico-amministrativo alle regioni; la nazionalizzazione dei grandi complessi industriali e delle società che erogano pubblici servizi come l’acqua, energia elettrica, combustibili, ecc.; la riforma agraria per dare le terre a chi le coltiva (i coloni); libertà sindacale e laicità dello Stato. Il Presidenzialismo all’americana del Partito d’Azione e di Giustizia e Libertà (altro movimento clandestino confluito in esso durante la guerra) non ha avuto seguito; se ne parla ancora nei salotti buoni, ma l’Italia odierna è una Repubblica Parlamentare fondata sulla partitocrazia e l’instabilità. Gli azionisti, che propugnavano una stabilità di governo dopo una guerra civile, se erano uniti contro i nazi-fascisti, non lo furono dopo le elezioni. Il Partito si dissolse nel ‘47 e i suoi dirigenti confluirono nel Partito Socialista (PSI), nel Partito Repubblicano (PRI), nei Liberali e nel Partito Radicale, collocandosi nel centro sinistra.

Vincenzo Benincasa dalle MEDITAZIONI SOCIALI

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