Tartassati…

EuroUN PAESE DI TARTASSATI

siamo ormai il paese dove si pagano più tasse nel mondo

            L’ultima l’ha inventata il sindaco di un paese del Vesuviano (NA), la tassa sui morti, 15 euro all’anno su ogni loculo, come dire non ti mollo neanche dopo morto. Un imprenditore da noi può arrivare al 70 – 80 % del proprio reddito, l’Iva è al 22%, il prelievo sui depositi bancari è al 26%, la casa, poi, è colpita da mille balzelli. I nostri politici tutti i giorni dicono che vogliono abbassare le tasse, ma poi non fanno altro che aumentarle. Con un debito pubblico così alto, che aumenta tutti gli anni, non c’è da illudersi: l’imposizione fiscale resterò altissima per almeno per 20 anni.

UN PAESE DI TASSE

Per mantenere una classe politica inefficiente, ignorante e corrotta

     L’imposizione fiscale in Italia è la più alta dell’Europa, se non del mondo. Tutti promettono di abbassarle, sostengono che non ci sarà crescita senza alleviare l’imposizione fiscale (o come Renzi affermano di averle ridotte). Ci prendono per i fondelli, si potrà farlo solo se si taglia la spesa pubblica, se si aboliscono mille privilegi ed infiniti sprechi, solo se si avrà il coraggio di dire no alle clientele politiche che tutti i giorni affollano le segreterie politiche, i ministeri, ecc. Perciò non lo faranno mai perché sul clientelismo si basa il loro potere politico, farlo obbligherebbe i politici a smontare la democrazia clientelare.

     Meno tasse, significano meno soldi per le opere pubbliche, quindi per appalti e tangenti, meno soldi per le associazioni, per manifestazioni, festival e mostre ecc., significherebbe che dovrebbero dire di no agli appetiti famelici delle “clientele” che sono dietro a ogni politico. “Lo spreco deriva dalla necessità di tutelare gli appetiti politici, di soddisfare le esigenze di questa o quella fazione della maggioranza, insomma per creare poltrone e poltroncine per gli amici” (Focus, 2008).

    Inoltre, si potrà abbassare le tasse solo se si esce dall’euro, perché non ci sarà più la Bce a dirci che dobbiamo ridurre il ridurre il deficit e imporci una politica di austerità. Ormai a comandare sono essi, Angela Merkel in testa, i parlamentari a Roma eseguono solo i loro ordini. M. Renzi in televisione non fa che dire che andrà a Bruxelles a farsi rispettare, a chiedere condizioni meno rigide, ma poi quando è lì, ascolta silenzioso con la coda tra le gambe. Ormai siamo un feudo dell’Europa, amministrati come una colonia. Nel giro di qualche anno ci manderanno pure un commissario (più volte minacciato). Addio indipendenza, siamo tornati sotto il tallone straniero! Era meglio sotto l’impero austro-ungarico.

 

     Un paese diviso tra tartassati ed evasori.

     Nel nostro paese c’è una forte disparità. Da una parte ci sono i lavoratori dipendenti, i pensionati, che sono inquadrati, schedati e hanno ritenute alla fonte, da un’altra un esercito irregolare: liberi professionisti, artigiani, commercianti ecc., “liberi di esercitare la loro discrezionalità” con lo stato. In effetti, un po’ siamo tornati ai tempi di Luigi XVI, quando le tasse le pagavano solo i poveri.

     È stato calcolato che circa il 70% delle tasse è pagato dai lavoratori dipendenti.

     Per i ricchi le possibilità sono molte. Per le attività illecite basta portare i soldi in contanti in Lussemburgo o a San Marino, non ti chiedono niente, anche se li hai rubati, va bene lo stesso.

     Le cose da dire sarebbero moltissime, ma vogliamo richiamare l’attenzione solo su 4 fatti:

     1- I RESIDENTI ALL’ESTERO. Gli italiani iscritti all’Aire, che è l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono in aumento costante ogni anno. Solo a Milano nel 1997, data dell’articolo da cui abbiamo attinto i dati, erano più di 50.000. Il motivo principale per cui si sceglie la residenza all’estero è quello fiscale. “Perché restare in Italia, quando ci sono i paradisi fiscali?”

     Nel 1997 la maggior parte di quelli che chiedevano di trasferire la loro residenza volevano stabilirsi a Londra on in Irlanda, ma oggi molti preferiscono paradisi fiscali ancora più attraenti, alcuni sul territorio italiano come la Repubblica di San Marino.

     È vero per fare la residenza all’estero bisogna dimostrare di risiedere veramente là. Ma una norma facile da aggirare: si compra un piccolo appartamento, si paga una colf che 2 volte la settimana arieggi le camere, vi si trascorre qualche weekend (Montecarlo è solo poche ore di macchina da moltissime città del Nord), vi si trasferiscono teoricamente alcune attività, ad esempio la sede di una Holding e il gioco è fatto … con buona pace della povera gente, che non può permetterselo e deve restare in Italia a farsi pelare dal fisco italiano.

     La nostra proposta: Dobbiamo imporci con l’Europa perché è una norma che ci penalizza gravemente.

    I redditi devono essere pagati nel paese in cui sono percepiti. In altre parole chi guadagna soldi in Italia deve pagare le tasse in Italia, chi li guadagna in Germania e in Spagna, in questi paesi, indipendentemente da dove ha la residenza.

     2 – LE TRIANGOLAZIONI. Attualmente se si produce in Italia un paio di blue-jeans a 2 euro e poi li si vende a 10, bisogna pagare le tasse su ben 8 euro di guadagno. Allora si fa risultare di averli venduti a un Holding finanziaria nel Lussemburgo, che poi te li rivende a 9.90. Risultato si paga le tasse solo su 10 centesimi di guadagno.

     E le tasse da pagare nel Lussemburgo? Sono meno di 1/10 di quelle italiane, non per niente sono chiamati paradisi fiscali.

    Se, poi, lo stesso capo viene importato dalla Cina, si fa risultare che si è pagato a 9,50, cioè che si è guadagnato meno di 50 centesimi a capo o si ricorre a una triangolazione con un Holding finanziaria sempre nel Lussemburgo.

     Ecco come si stanno facendo i soldi gli importatori, cinesi in testa! Facendo pagare le tasse solo agli operai e agli impiegati italiani che la mattina si alzano alle sei per raggiungere il posto di lavoro.

     La nostra proposta: introdurre il guadagno minimo. Se tu hai importato dall’estero merci per un ammontare di 100 milioni di euro, non puoi dichiarare di averci guadagnato solo un milione (cioè l’1%). Devi dichiarare un guadagno minimo del 16% (i guadagni dei commercianti di solito si aggirano intorno al 25%).

     E se effettivamente l’importatore non li ha guadagnati? Significa che sta svolgendo l’operazione in perdita e che quindi è meglio smettere di importare e rivolgersi alle industrie nazionali, con grandi benefici per tutti.

     3 – L’EROSIONE. Il gettito dell’imposta sul reddito nel nostro paese è influenzato in modo negativo da due cose: dall’evasione fiscale, a cui abbiamo già accennato, e dall’erosione della base imponibile, consentita da una folla di esenzioni. Può sembrare strano, ma delle due, l’erosione è oggigiorno la più importante causa di minor gettito. Troppi contribuenti sfruttano, per pagare di meno, scappatoie perfettamente legali, introdotte dalla legge allo scopo di favorire particolare attività.

    La prima misura, quindi, dovrebbe essere quella di sfoltire le categorie che godono di esenzioni. In Italia troppo spesso si ricorre alla pratica di concedere gravi fiscali, così succede che alla fine coloro che godono di agevolazioni sono troppi: produttori di funghi, allevatori, autotrasportatori ecc.. Il risultato è che vengono a mancare numerose entrate nel bilancio statale.

    Un’altra misura per contrastare il fenomeno dell’erosione è stabilire delle regole precise per distinguere tra consumi privati e consumi aziendali. È assurdo, ad esempio, permettere agli imprenditori di scaricare del tutto la bolletta telefonica perché sicuramente, almeno per il 20%, si tratta di telefonate private. Non solo, ma se si permette a chiunque ha un’attività di scaricare l’IVA per l’acquisto di computer, di costosi cellulari o di lussuose vetture private, si consentirà a costoro di pagare, a differenza dei comuni cittadini, queste cose il 20% in meno. Si può mettere, ad esempio, che i rappresentanti possono scaricare 1 autovettura ogni 5 anni.

     Altro esempio, i supermercati continuano a ingolfare le nostre cassette della posta con pubblicità. Ebbene una buona parte di quella pubblicità la paghiamo noi, perché chi fa stampare i volantini, scarica l’IVA e abbatte il reddito.

     È lo stesso per il consumo dell’energia elettrica. Molti negozi lasciano le luci accese anche di notte, tanto scaricano la bolletta dalle tasse … e a pensare che l’energia elettrica in Italia la produciamo bruciando gas o petrolio. Basterebbe introdurre la norma che le bollette dell’energia elettrica si possono scaricare solo al 50% e tutti, ad iniziare dai commercianti, diventerebbero molto attenti al risparmio energetico.

     4 – IL NUMERO di TASSE. Non solo si paga tanto, ma esiste un numero esagerato di tasse e balzelli. Prima che Berlusconi andasse al potere, nel 1998, ce n’erano più di 300, poi sono state diminuite, anche se le cose non sono migliorate molto. In uno stato bene organizzato il numero delle tasse non deve superare la trentina e l’apparato burocratico fiscale non deve costituire una giungla all’interno della quale è difficile districarsi, oltre che a costituire un rompicapo per i contribuenti.

     GLI ENTI LOCALI. In questi ultimi anni, non è stato tanto lo Stato centrale a tartassarci, quanto gli enti locali. Trovatemi un solo comune che in questi ultimi 5 anni non abbia raddoppiato la tassa di smaltimento dei rifiuti urbani!

     E l’acqua potabile? Con la privatizzazione imposta dal governo Berlusconi sono aumentate le tariffe in tutto il paese. Poi ci ha pensato il referendum.

    LE BOLLETTE. I prezzi dei servizi aumentano tutti gli anni, li giustificano con l’aumento delle materie prime, con il costo del lavoro ecc., è solo in parte vero. In realtà sono aumentate perché sono state privatizzate in modo sbagliato. Le società miste sono diventate uno dei migliori business, con cui si può guadagnare moltissimo. Se ne sono accorti anche le multinazionali straniere che ne hanno comprate molte. Oggi non vale la pena di mettere un’industria: molte spese e pochi ricavi, oggi gli affari d’oro si fanno con i servizi: erogando gas, acqua o energia elettrica, cioè facendo pagare ai cittadini bollette salatissime.

     LA RAI. Ogni anno aumenta il canone che è anche obbligatorio. La gente non ha più i soldi per andare al ristorante, al teatro o al cinema, almeno lasciamo loro, soprattutto alle vecchiette con una pensione da fame, l’unico svago rimasto: la televisione. No, ogni anno non si fa che aumentare questa odiosa “tassa”, e poi si scopre che certi conduttori TV prendono € 10 milioni a trasmissione.

     Perché la Rai non si finanzia, come Mediaset solo con la pubblicità?

     La nostra proposta: privatizzare la RAI, abolire il canone e mettere un tetto all’affollamento pubblicitario (max 6 minuti all’ora).

Se volete commentare il Presidenzialismo, fatelo qui… sul blog del Buon Governo

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